La risposta è si, e il termine che viene utilizzato dai ricercatori per definire questo fenomeno di cambiamento positivo correlato all’infortunio è Sport Injury-Related Growth (SIRG). A proporre l’utilizzo di questo termine è stato un gruppo di ricercatori inglesi nel 2017 (Roy-Davis, Wadey & Evans) definendo la crescita relazionata agli infortuni sportivi come l’insieme dei “cambiamenti percepiti che spingono gli atleti infortunati a un livello di funzionamento più elevato rispetto a quello presente prima dell’infortunio”. Tali cambiamenti riguardano l’area psicologica, sociale, fisica e comportamentale.

Comprendere le reazioni dell’atleta all’infortunio è sicuramente fondamentale. La maggior parte degli studi ha direzionato il proprio focus sugli effetti negativi -a breve e lungo termine- legati all’aver vissuto un infortunio. Nel corso degli anni però, per una completezza di indagine e per comprendere pienamente il vissuto dell’atleta, alcuni ricercatori hanno iniziato ad interessarsi a come sia possibile trarre un qualche beneficio o una crescita dalla esperienza di infortunio, sottolineando la possibilità per gli individui di imparare e migliorare anche dalle esperienze negative.
Uno dei primi studi che si è occupato di questa prospettiva risale al 1997. I ricercatori Udry, Gould, Bridges e Beck intervistarono un gruppo di sciatori statunitensi che avevano subito un infortunio a fine stagione, individuando tre diversi piani di crescita: sviluppo personale (ad esempio identificando in modo più chiaro valori e priorità tanto nello sport quanto nella vita extrasportiva), miglioramento delle prestazioni dal punto di vista psicologico (aumentando ad esempio la propria consapevolezza, autoefficacia e tenacia) e uno sviluppo dal punto di vista tecnico e fisico.

Un numero crescente di ricerche conferma che gli atleti possono effettivamente sperimentare il SIRG e vivere quindi una serie di cambiamenti positivi dopo un infortunio, soprattutto in presenza di determinate risorse interne ed esterne. Gli atleti infortunati che hanno maggiori probabilità di sperimentare SIRG sono, infatti, coloro che hanno determinate caratteristiche di personalità (ad esempio, ottimismo, creatività e proattività), possono disporre di strutture adatte (accesso a palestra e attrezzature per la riabilitazione), hanno già vissuto precedenti esperienze di avversità, hanno personali risorse e strategie di coping (fronteggiamento) e un’efficace rete di supporto sociale. Non basta avere certe risorse cosi come non serve attivarle tutte, ovviamente, ma fondamentale è conoscere quelle abbiamo a disposizione e mobilitarle. E’ infatti l’attivazione di queste risorse, fin dall’inizio del percorso di riabilitazione, che può permettere non solo un recupero dall’infortunio ma anche una crescita dell’atleta, riducendo il peso e l’impatto dei pensieri negativi e promuovendo emozioni positive e comportamenti funzionali. Il fatto che sia possibile crescere e imparare da un infortunio non deve chiaramente portare a minimizzare l’importanza delle potenziali negative conseguenze di un infortunio, ma è utile per integrare un altro punto di vista alla prospettiva dell’infortunio esclusivamente come una perdita di tempo o di possibilità.

Alcuni punti da ricordare:

  • Molti atleti, nel lungo termine, riconoscono di sentirsi cresciuti dalle loro esperienze di infortunio. Occorre, appunto, del tempo: la risposta immediata all’infortunio è tipicamente negativa ed è molto difficile inquadrare subito certi “guadagni” mentali, fisici e tecnici.
  • Questo processo di crescita non richiede solo tempo, ma elaborazione. Atleti di squadra di vari livelli competitivi e tipi di infortunio hanno riportato che i loro infortuni hanno fornito un’opportunità per la crescita e lo sviluppo personale grazie all’aver interpretato correttamente ed elaborato le emozioni e i pensieri, sia durante il loro recupero che nel corso del successivo tempo.
  • È importante riconoscere le proprie risorse (interne ed esterne) e sapere come queste possono essere adattate e lavorate per favorire il processo di recupero degli infortuni e facilitare una crescita positiva.
  • Un’altra cosa che serve è porsi nella giusta condizione di apprendimento, accettando l’infortunio e considerandolo come una esperienza in cui dover impegnarsi per recuperare e, abbiamo visto, anche per crescere. Già nel 1983 Silver et al. evidenziavano che individui che riescono a dare un senso alle esperienze avverse, tendono a sperimentare livelli più elevati di adattamento psicologico. D’altro canto, più ricerche dimostrano come valutare l’infortunio come un’esperienza di apprendimento aumenti il benessere psicologico e l’autoefficacia già nel corso del recupero.
  • Il lavoro con uno psicologo dello sport facilita questo tipo di processo di rivalutazione del proprio infortunio. Permette, infatti, di valutare e monitorare gli stati emotivi e fisici percepiti dall’atleta nel corso del recupero e consente, infatti, nel tempo opportuno di riflettere sull’esperienza in modo mirato e costruttivo (ad esempio: come e grazie a cosa sei stato in grado di far fronte e superare questo momento difficile?) individuando la crescita e le opportunità che sono derivate da essa.

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