Chiaramente ogni infortunio e ogni sua gestione sono una storia unica: ciascun atleta ha caratteristiche che lo differenziano da tutti gli altri, e diversi sono i fattori personali e situazionali coinvolti nello specifico processo del post-infortunio. Queste specificità rendono difficile poter dire a priori quali siano i passaggi da lavorare con un atleta piuttosto che un altro, perché in ogni momento e per ciascuna persona, le sfide, le esigenze e i bisogni sono distinti e quindi vanno valutati contestualmente.
Oltre che dal punto di vista fisico, anche dal punto di vista psicologico ogni intervento è calibrato in relazione alle specifiche caratteristiche dell’atleta. La valutazione iniziale (assessment) effettuata dal professionista con l’atleta fornisce queste preziose informazioni importanti e indispensabili per calibrare efficacemente il lavoro sul singolo caso.

Occorre inoltre considerare un altro aspetto: il tempo, ovvero lo stadio temporale in cui l’atleta si trova (post infortunio, riabilitazione, ritorno all’allenamento, ritorno alla competizione, ritorno alla prestazione).
Dalla ricerca e dal campo, sappiamo che in certi momenti sono più̀ utili degli interventi rispetto ad altri. Ogni fase porta, infatti, con sé delle sfide diverse per l’atleta, traducendosi in specifiche richieste di approccio psicologico e di uso diversificato delle varie tecniche.

Nella FASE ACUTA il ruolo dello psicologo è principalmente quello di supportare l’atleta nell’affrontare il dolore e lo sconvolgimento emotivo tipico della fase acuta, aiutandolo anche ad avere maggiore chiarezza rispetto all’infortunio così da evitare valutazioni errate e comprendere quelle che potrebbero essere le reazioni più comuni ad esso. Questo vale anche nel periodo che precede un’eventuale operazione, per preparare al meglio e con consapevolezza il passaggio successivo della riabilitazione.

Nella FASE DI RIABILITAZIONE uno dei ruoli più importanti è quello di aiutare l’atleta sostenendone la motivazione e l’aderenza ai protocolli riabilitativi ad esempio lavorando sul goal setting. Decisivo è il lavoro che si può fare anche sulla velocizzazione di alcuni processi di recupero del gesto motorio grazie a tecniche come l’imagery o visualizzazione.Si lavora poi sulle aspettative e sul senso di efficacia dell’atleta, costruendo progressivamente uno stato di prontezza psicologica insieme a quella fisica.
Aiutare l’atleta a gestire in in modo funzionale pensieri ed emozioni, considerando che le risposte di un atleta in questa fase influenzano non solo i processi riabilitativi ma anche il successo ritorno allo sport.

Nella FASE DI RITORNO ALLO SPORT cruciale è l’identificazione appropriata degli obiettivi. Ma non solo: fattori come l’autoefficacia e la paura sono in grado di impattare fortemente, in modo positivo o al contrario in modo negativo, il modo con cui l’atleta si approccia e vivo questo momento e occorre considerarli. Si lavora dunque molto sulla percezione di competenza per aiutare l’atleta ad affrontare al meglio le sfide che arrivano anche da questa ultima, decisiva, fase del percorso.

Dal mio punto di vista, molto l’utile per l’atleta è un lavoro in termini di consapevolezza, chiarezza e padronanza dei propri vissuti in relazione alle sfide che si presentano di volta in volta. Per me questo rappresenta il grande valore del lavorare con uno psicologo nel momento in cui si è infortunati: gestire al meglio il momento critico, ma anche apprendere quanto più possibile da questa esperienza, conoscenze e abilità che possono far crescere ulteriormente sia a livello professionale che personale.

Copyright © 2021-Ritorno allo Sport by Cristiana Conti. All rights reserved.